BLOG

Giornata del Europea del Mare

Nell’antropocene, dove gran parte degli oggetti della vita comune è conoscibile a velocità di rete, i cittadini, in apparente controtendenza, trovano sé stessi nei ritmi naturali. La pandemia da sars-cov-2 ha estremizzato tali comportamenti, ci ha fatto ripensare al significato di tempo e di libertà.

Nella Giornata Europea del Mare si celebra lo spazio fisico che pare essere immune dal trascorrere del tempo e incapace di non essere libero. Più della metà dei cittadini europei vive in zone costiere, che per la loro varietà rappresentano un capitale sociale, ambientale ed economico straordinario.

La ricorrenza europea ci ricorda che l’Unione pone attenzione al mare, inteso non solo con una visione ambientalista, ma con un approccio ecosistemico ai suoi usi e alle sue funzioni, tra cui la capacità di veicolare economie e di creare socialità.

La geografia ha letto gli ambienti degli sport marini come spazi socialmente costruiti, in cui si veicolano conoscenze territoriali e si producono immaginari condivisi*. Allo stesso modo, l’antropologia identifica negli ambienti sportivi acquatici e marini sistemi di significato e generatori di valori, che rispecchiano o rielaborano i valori espressi dal contesto sociale in cui gli sport vengono praticati. Lo sport è veicolo di valori di sostenibilità ambientale poiché integra mare e costa come risorsa naturale da utilizzare per lo sviluppo dei settori sportivi che portano alla promozione territoriale.

Il rapporto tra le morfologie dei luoghi e le pratiche sportive sono in rapporto biunivoco, la possibilità di praticare in un contesto non adeguato allo sport con le sue regole e modalità interne dettate da tecnica e tecnologia, rende necessaria una corrispondenza tra disponibilità ambientale e sportivi.

L’economia del mare è una risorsa che genera ricchezza, occupazione e innovazione secondo un modello collaborativo e sostenibile. Il mare unisce settori e tradizioni diverse in un tessuto imprenditoriale diffuso che può essere una leva straordinaria per il rilancio dell’Italia** e dell’Europa. La filiera dell’economia del mare è ampia (movimentazione di merci e passeggeri, itticolture, estrazioni, attività ricettive, cantieristica, ricerca e tutela ambientale, attività sportive e ricreative) e incide per l’8.5 sul totale dell’economia nazionale. Un euro prodotto dalle blue economy ne attiva quasi 2 sul resto dell’economia, questo è il potere moltiplicativo dell’economia del mare. Il comparto attività sportive e ricreative ha rappresentato 2.1 miliardi di euro per il 2018, al terzo posto dopo movimentazione di merci e passeggeri (2.8 mld) e cantieristica navale (2.4 mld).

Il valore aggiunto dell’economia del mare è l’importanza relativa che questo prende nelle macroaree della Penisola, è il coinvolgimento delle imprese giovanili e femminili. L’economia blue incide nel mezzogiorno per l’11% sul totale dell’economia, per il 10.5% al centro, 7.4% al nord-est e 6.3% al nord-ovest. Il settore blue delle attività sportive e ricreative è composto dal 9% di imprese giovanili, terzo dopo strutture ricettive (12%) e filiera ittica (10%). L’imprenditoria femminile per il settore sportivo vede un’incidenza del 26%, dietro solo alle strutture ricettive. Le attività sportive e ricreative hanno avuto un incremento 2014-2018 del 6.7%, terze solo alle strutture ricettive (+20%) e alle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (+22%).

Il futuro per i settori marittimi e le comunità costiere è ancora incerto, tuttavia la trasformazione dovuta alla crisi da COVID-19 ha indotto gli stakeholders sociali, del mercato e politici a realizzare che sono necessari nuovi sforzi, innovazione e investimento per rilanciare il settore attraverso anche e soprattutto un mondo ambientalmente neutro entro il 2030 (Van Tatenhove, 2021)****.

L’immaginario collettivo rimanda al mare come luogo delle tradizioni, ma è soprattutto luogo di innovazione lenta (slow innovation), che aumenta l’affidabilità in termini di sostenibilità e di significato dell’azione innovativa (Dhondt, 2010)*****.

Il Belpaese ha una lunghezza naturale di circa 8000km, quasi pari alla distanza tra Roma e Pechino. L’implementazione della Gestione Integrata della Zona Costiera*** può essere una grande opportunità di rilancio del territorio dai diversi punti di vista.

L’ONU ha indetto il Decennio del Mare 2021-2030, in corrispondenza con il periodo indicato dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile.

Le opportunità delle città costiere, ma anche lacustri o con accessi a bacini di acqua, sono numerose. Si auspica una ripartenza blue, che le città siano naturalmente blue and green sportcity.

Nicolò di Tullio -IOC Young Leader 2021-2024

** https://www.unioncamere.gov.it/P42A4296C2507S144/rapporto-unioncamere-sull-economia-del-mare-2019.htm

*** https://ec.europa.eu/environment/iczm/index_en.htm

*Ilieș, A., Dehoorne, O., Wendt, J., & Kozma, G. (2014). For geography and sport, sport geography or geography of sport. Geosport for Society, 1(1-2), 7-18.

**** van Tatenhove, Jan PM. “COVID-19 and European maritime futures: different pathways to deal with the pandemic.” Maritime Studies 20.1 (2021): 63-74.

***** Steen, Marc, and Steven Dhondt. “Slow innovation.” European Group for Organizational Studies Colloquium, Lisbon. 2010.

Scopri di più

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Privacy Policy Cookie Policy